Dietro le quinte del Conclave: il potere silenzioso in gioco
Le manovre nascoste prima della chiusura della Sistina
Il Conclave non è soltanto un rituale, ma un campo di battaglia invisibile, dove si sfidano strategie, visioni e memorie.Nelle ultime ore prima che le porte della Cappella Sistina si richiudano sul mondo, l’umanità resta in sospensione, in attesa di un solo nome. Ma il cuore del dramma non sta sotto la cupola, bensì nei meandri oscuri del potere ecclesiale. Le reti un tempo dominanti, messe da parte durante l’era di Papa Francesco, si sono riorganizzate in silenzio. Ora attendono, pazienti, il momento giusto per risalire in superficie e riprendersi la scena.
Le strategie dell’area anglosassone e il potere economico
I Cavalieri di Colombo, colossi del mondo cattolico statunitense, usano la loro potenza economica con la precisione di un chirurgo. Muovono i fili con discrezione, spostano equilibri. Al centro, si muove Timothy Michael Dolan, cardinale di New York, volto noto e figura centrale. Accanto a lui, l’instancabile oppositore Raymond Leo Burke, sopravvissuto anche al Covid. Entrambi difendono un’idea chiara: la Chiesa deve restare legata all’identità cristiana occidentale e guardano con sospetto al rapporto con il regime cinese e ai suoi vescovi patriottici.
L’Opus Dei, i Legionari e il fronte della resistenza
L’Opus Dei, élite spirituale della Chiesa, ha dovuto incassare duri colpi da Francesco, che l’ha ridimensionata. Ma la sua influenza resta profonda. I nomi chiave: Robert Sarah (Guinea), voce austera dell’Africa; Julián Herranz Casado (Spagna), custode della tradizione; Marcello Semeraro, raffinato e discreto; Angelo Bagnasco, genovese e riservato, fuori dalla Sistina ma potenzialmente sorprendente. Non meno determinati i Legionari di Cristo, capaci di sopravvivere allo scandalo del loro fondatore. Brilla il profilo di Kevin Joseph Farrell (Stati Uniti), Camerlengo discusso ma abile, incarnazione del legame tra potere istituzionale e mondo benestante del Nord globale.
I Focolarini e l’arte dell’invisibilità

Nessuno maneggia il potere silenzioso come i Focolarini, figli di Chiara Lubich. Un movimento capillare, nato intorno alla famiglia come valore sacro. Tra i nomi di rilievo: Óscar Maradiaga (Honduras), sponsor dell’elezione di Bergoglio; Ángel Fernández Artime (Spagna); Albert Malcolm Ranjith Patabendige (Sri Lanka); Anders Arborelius (Svezia); Robert Francis Prevost (Stati Uniti); Mario Grech (Malta); e il discusso Angelo Becciu. Porporati diversi per storia e geografia, ma uniti da una spiritualità obliqua e relazionale.
Comunione e Liberazione e il peso della politica
Nel sottobosco delle stanze romane e milanesi agisce Comunione e Liberazione, il movimento fondato da don Luigi Giussani. Fornace di dialogo tra Chiesa e politica, ha prodotto figure come Giulio Andreotti, Roberto Formigoni, Rocco Buttiglione, e oggi Maurizio Lupi. In quest’area orbitano i cardinali Baldassarre Reina, Ennio Antonelli, Giuseppe Versaldi (unico difensore di Becciu nelle Congregazioni), Mario Grech (Malta), e Domenico Battaglia, vescovo appassionato di calcio e tifoso del Napoli. Ma l’elemento destabilizzante potrebbe arrivare da Luis Antonio Tagle, cardinale filippino, amato dal popolo e sospettato dagli apparati. Ha mantenuto un rapporto sotterraneo con CL. Il suo modo di comunicare conquista anche i più scettici. È lui il cavallo azzurro della Provvidenza.
Le ali missionarie e il fronte della diplomazia
Il Cammino Neocatecumenale, fondato da Kiko Argüello, scruta con attenzione. In prima fila Fernando Filoni, pugliese di sangue e strategia, già in Baghdad sotto i bombardamenti. È anche Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, che include la figura emergente di Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Terra Santa. Figura austera, spirituale, poco gradita al premier Netanyahu per le sue posizioni filo-palestinesi. L’Ordine di Malta, antico baluardo di diplomazia ecclesiale, sostiene Silvano Maria Tomasi, ultraottantenne e uomo scelto da Francesco per gestire vecchie faide interne. Nel cuore di Trastevere pulsa la diplomazia silenziosa della comunità di Sant’Egidio, fondata da Andrea Riccardi, recentemente seduto a tavola con Emmanuel Macron. Il volto pubblico è Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, accompagnato da Fridolin Ambongo Besungu (Repubblica Democratica del Congo), entrambi costruttori di ponti di pace. A tessere le trame nel silenzio: monsignor Vincenzo Paglia, tra i più vicini a Francesco.
Il gestore di tutti, il favorito tra le ombre
Infine, emerge la figura di Pietro Parolin, Segretario di Stato, che non guida alcuna corrente ma le conosce tutte. Amministratore, diplomatico, sopportatore, è la memoria vivente del Vaticano. Se resiste oltre il terzo scrutinio, dovrà trasformarsi da candidato in kingmaker. Per molti rappresenta il compromesso necessario, per altri l’unico in grado di garantire continuità e stabilità. In ogni caso, il futuro Pontefice non sarà soltanto un nome inciso nella storia, ma la risposta strategica a uno scenario globale mutevole. Il Conclave non sceglie solo un pastore, disegna il volto della Chiesa che verrà.