In Spagna si cercano dieimila volontari per bere vino
In terra iberica, la medicina non alza i bicchieri per festeggiare, ma per domandare. L’Università di Navarra apre le porte a una sfida unica: comprendere se un sorso quotidiano di vino possa davvero dialogare con la salute**. Non un brindisi simbolico, ma un viaggio scientifico nella realtà concreta di ogni giorno.
Diecimila donne e uomini, tra i 50 e i 70 anni, affronteranno un percorso lungo quattro anni, sorseggiando vino rosso in quantità misurata e controllata. Ogni gesto, ogni calice, racconterà una storia da ascoltare. Il progetto, battezzato «UNATI – University of Navarra Alumni Trialist Initiative», ha già conquistato il primato mondiale come il più vasto e articolato esperimento clinico dedicato agli effetti del vino sul benessere umano.
A sostenere questa ricerca pionieristica si trova l’European Research Council, che ha destinato 2,4 milioni di euro all’iniziativa: un gesto concreto per garantire indipendenza assoluta da pressioni industriali e interessi del settore vinicolo. La direzione scientifica è nelle mani esperte del professor Miguel A. Martínez-González, epidemiologo, medico nutrizionista e figura di spicco della medicina preventiva.
Due percorsi paralleli per una sola verità. Vino, scienza e salute

L’indagine vuole esaminare a fondo l’effetto che il vino, se integrato in uno stile di vita corretto, può avere sulla salute mentale, cardiaca e metabolica.
Il pensiero lucido del professor Martínez-González
Il professor Miguel A. Martínez-González ha chiarito fin dall’inizio lo spirito dell’esperimento:
«Non vogliamo elogiare il vino. Desideriamo comprendere, con precisione e onestà, se possa inserirsi in un’alimentazione sana senza danneggiare l’organismo. Stiamo cercando una risposta definitiva a una domanda rimasta troppo tempo in sospeso: un consumo sobrio e consapevole può portare benefici al corpo e alla mente?»
Queste parole raccontano l’intenzione profonda: non convincere, ma conoscere. E in un tempo in cui l’alcol viene osservato con crescente diffidenza dalle autorità sanitarie, il progetto intende fornire prove solide, invece che opinioni vaghe. Per questo motivo, oltre agli eventuali benefici, i ricercatori monitoreranno con attenzione anche i possibili effetti collaterali e i rischi a lungo termine.
Chi può entrare in questo percorso di ricerca
Le iscrizioni sono già partite dallo scorso aprile, e continueranno per diversi mesi. Possono proporsi cittadini residenti in Spagna, di età compresa tra i 50 e i 70 anni, in buona salute generale e pronti a seguire con costanza tutte le indicazioni del progetto. Ogni partecipante selezionato riceverà una fornitura regolare di vino certificato, oltre a supporto medico, nutrizionale e psicologico personalizzato.
Non è previsto alcun compenso economico, ma chi aderisce otterrà un accesso privilegiato a programmi di prevenzione, cura e benessere.
La comunità scientifica guarda con curiosità e attenzione
L’annuncio ha già generato un’ondata di reazioni, tra entusiasmo, perplessità e discussioni vivaci. Ma al di là delle opinioni, resta un punto fermo: questa ricerca promette di offrire dati tangibili e affidabili in un campo ancora avvolto da incertezze.
In un’Europa che riflette sempre più sull’etichettatura del vino e sui suoi limiti di consumo, l’esperimento promosso dall’Università di Navarra potrebbe segnare un punto di svolta nella relazione tra alcol e salute.
Nel 2029, il mondo conoscerà i risultati. Fino ad allora, tra i filari dorati della Spagna, qualcuno solleverà un calice non per ubriacarsi, ma per conoscere. Per la scienza. Per la verità. E, forse, anche per la vita.