Storia vera di un luogo gentile e due anime coraggiose

Una porta lilla e l’intuizione di Serena 

C’era una volta una porta lilla e Serena. La gente ci passava davanti, abbassava lo sguardo, ma alcuni—i più curiosi, i più stanchi, i più feriti—entravano. E uscivano diversi.

Serena aveva le mani leggere e lo sguardo di chi ha visto molto senza mai diventare cinica. Aveva fatto mille corsi, letto libri, ascoltato persone, pianto con loro, guarito un po’. Non era una terapeuta nel senso stretto del termine. Era una presenza, un porto, una voce che diceva: “ti vedo” quando il mondo passava oltre.

JSLotus: un luogo che sapeva di rinascita

Insieme a Giacomo, compagno gentile e visionario, avevano aperto una piccola bottega di pietre, trattamenti energetici, meditazione e parole buone. L’avevano chiamata JSLotus, un nome che sapeva di Oriente, rinascita e bellezza che sboccia anche nel fango.

Era un luogo diverso da tutti gli altri. Sembrava il titolo di un romanzo dimenticato, di quelli che trovi solo nelle biblioteche dei monasteri o nei cassetti delle persone profonde.

JSLotus era un’oasi di silenzio in una città rumorosa e diffidente. Dentro, si sentiva profumo di incenso, le pareti erano piene di ametiste, quarzi rosa, lavanda essiccata e frasi appese con un filo di spago. Un piccolo angolo del mondo che non urlava, non vendeva promesse, ma offriva ascolto e delicatezza. Eppure, fuori dalla vetrina, la città sembrava cieca.

Diffidenza e sguardi storti: il prezzo della delicatezza

“Una cosa troppo strana”, dicevano. “Roba da streghe.” O peggio: “Ma questi lavorano davvero?”

La gente si fermava a guardare, ma raramente entrava. Alcuni ridacchiavano. Altri storcevano il naso come davanti a qualcosa che non capiscono, e quindi temono. In una città dove tutto deve essere utile, misurabile, dove il dolore si cura con la medicina e l’anima si ignora, l’energia, l’intuizione, la cura invisibile non trovavano spazio.

Una luce silenziosa in mezzo all’indifferenza

Eppure Serena era stata, per molti, una figura di riferimento durante momenti difficili: dopo lutti, separazioni, malattie. Era quella che aiutava senza chiedere nulla, che ascoltava senza giudicare, che sapeva dire la cosa giusta con una voce che non feriva. Una guaritrice, anche se non si è mai definita così.

La bottega della luce di Serena
La bottega della luce di Serena PH WP

Ma la città no, non l’ha accolta. Non ha riconosciuto il valore di quello spazio diverso, di quella proposta silenziosa ma rivoluzionaria. Dopo mesi di affitto pagato con fatica, di corsi con tre iscritti, di sguardi storti e pochi sorrisi, Serena e Giacomo hanno deciso di chiudere.

Non una fine, ma un cambio di orizzonte

Non per resa. Ma per rispetto di sé. Quando una terra non è pronta, a volte, bisogna piantare altrove.

Non siamo falliti,” ha detto Serena l’ultimo giorno, accendendo una candela vicino a una drusa di ametista. “Abbiamo solo portato luce in un posto che non sapeva di averne bisogno.

Come Vianne, la protagonista di Chocolat, Serena è arrivata con mani buone, dolcezza, verità. Ma il vento del cambiamento, a volte, incontra muri prima di trovare spazi fertili. E forse, un giorno, chi è passato davanti a quella porta lilla si ricorderà. Forse, quando la vita lo metterà in ginocchio, tornerà a cercare quella luce gentile.

Ma Serena e Giacomo, ormai, saranno altrove. Magari al mare, o in una collina umbra, o in una città più aperta. Con altre pietre, altri sorrisi, altri cuori da sfiorare.

Perché chi semina luce, non chiude mai davvero.
Cambia solo orizzonte.

A cura di Veronica Aceti

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